La Storia

Collocate storicamente nell'ambito dell'artigianato povero, legato agli strumenti dell'essenziale creatività contadina, ossia stampi in legno di pero, colori ottenuti dalla ruggine, canapa coltivata nei campi e tessuta dai telai casalinghi, le tele romagnole stampate a mano hanno, però, una data di nascita incerta ed antenati e consimili ancora più vaghi. Gli storici hanno trovato riferimenti molto lontani a tessuti "battuti": è certo che l'arte della stampa con blocchi fosse nota agli egizi.


Per quanto i documenti più antichi in nostro possesso non vadano oltre i primi decenni dell'800, si può accreditare l'ipotesi che l'attività delle tele romagnole stampate a mano sia precedente. Infatti tale arte risulta diffusa nello Stato Pontificio, di cui la Romagna fece parte fino all'Unità d'Italia, sin dal XVII secolo. Appare realistico dunque, collocare le botteghe romagnole come le ultime sopravvissute di un gruppo operante nello Stato Pontificio e nella stessa Roma sino alla fine del '700. E' limitativo, comunque, relegare le tele stampate nell'alveo della tradizione contadine, è evidente, infatti, soprattutto analizzando la scelta di alcuni disegni (non tutti si ispirano al mondo agreste), l'intenzione di "copiare", con metodi semplici e di lieve impegno economico, tessuti pregiati, decori e ricami delle stoffe e degli ornamenti dei ricchi. Di certo l'ornato romagnolo ottenuto attraverso la stampa ebbe una sua discreta fortuna, oltreché come gualdrappa dei buoi, come abbellimento di coperte, asciugamani, grembiuli, cuscini, trapunte, tende e tovaglie, soluzioni ancora oggi tra le più apprezzate.


Le tele romagnole stampate ebbero una notevole dffusione fino agli inizi del '900. Ma (corsi e ricorsi della moda che è tale proprio perché dimentica e poi riscopre) come scrive Aldo Spallicci, insigne poeta ed appassionato sostenitore delle tradizioni romagnole: " Nel 1910, distratta dalle mode d'Oltre Alpe, l'industria languiva. Giacevano alla rinfusa in oscure bottegucce dei tintori, i legni annosi così profondamente incisi dalla sgorbia e dallo scalpello degli avi".
Al successo dei nostri giorni, che aasocia le tele stampate all'immagine stessa della tradizione romagnola, hanno dato un contributo determinante l'impegno e la passione delle poche stamperie (una decina in tutto) che non derogano al metodo tradizionale in favore di quello serigrafico, più comodo e produttivo, ma decisamente poco fedele allo spirito vero della tradizione di stampa su tela.